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Francesco Aimone Jelmoni:

l'uomo che accorciò l'Italia

Il 21 maggio del 1955 in Italia venne varata la programmazione pluriennale di un piano autostradale che prevedeva come linea direttrice l'Autostrada del Sole e tutta una serie di altre autostrade, da costruire in seguito, che dovevano collegare tutte le città italiane. 
Il progettista a cui venne affidato l'intero piano autostradale fu Francesco Aimone Jelmoni.
Jelmoni nacque a Milano il 10 settembre 1910; conseguì la laurea con lode al Politecnico e successivamente le specializzazioni in ingegneria stradale e in cemento armato.
Successivamente divenne professore sia all’Università Cattolica di Milano sia al Politecnico, dove venne messo a capo della direzione dell’Istituto di vie e trasporti.
All'attività accademica accompagnò un'intensa e significativa vita professionale che lo rese protagonista della storia infrastrutturale dell'Italia.
L'esempio più significativo è senza dubbio l'autostrada del Sole, da Milano a Roma per 553 km e poi da Roma a Napoli per altri 202 km. Di questa grande arteria, iniziata nel 1956 e conclusa nel 1964, Jelmoni è riconosciuto come il grande ideatore e progettista, prima (1952) a supporto della SISI (“Sviluppo Iniziative Stradali Italiane spa”, la società costituita appositamente da Fiat, Pirelli, Italcementi ed ENI per studiare la realizzazione dell’A1) e poi (1955) dell'Istituto per la ricostruzione industriale (IRI) con Italstrade Spa – con tutt’altra capacità di gestione rispetto all’ANAS, a cui era stata affidata in precedenza la costruzione dell’Autostrada Genova – Savona che rappresentò una sorta di prova generale, purtroppo fallimentare, per l’organizzazione del cantiere dell’Autostrada.
Egli ipotizzò una strada con due corsie per senso di marcia, che riprendesse l'idea di autostrada a pedaggio dal modello americano, così da garantire la manutenzione dell'opera.
L’esecuzione del progetto necessitava di una conoscenza del territorio italiano che in quegli anni non si aveva; per questo motivo Jelmoni si adoperò percorrendo tutto il percorso a piedi, al fine di capire con esattezza dove far passare la strada e dove sarebbe stato necessario costruire ponti. Realizzò così un tracciato di larga massima in scala 1:25000 su carta, una “base abbastanza sicura per dare all’idea una veste di sufficientemente attendibile concretezza”.
Per realizzare il progetto Jelmoni, insieme a Fedele Cova - amministratore delegato della Società Autostrade - suddivise l'intero percorso in parti di 3-4 km; per ognuno di questi tratti raccolse tutta la documentazione del progetto di massima in apposite scatole. Grazie a queste preziose testimonianze possiamo avere un’idea, ad oggi, di quale fosse il piano di costruzione: dividere il progetto in piccoli lotti in modo che tutte le piccole imprese locali potessero cogliere l’opportunità di partecipare - solo in casi di particolare complessità costruttiva la Società autostrade si prendeva l'obbligo di costruire.
Grazie a questa iniziativa tutto il territorio italiano venne coinvolto nel progetto.
La divisione dell'opera comportò varietà di tecniche, materiali, qualità ma soprattutto di progettazione; a differenza di quello che aveva previsto Jelmoni, ovvero realizzare tutti gli attraversamenti con ponti ad arco a sagoma parabolica in cemento, il risultato finale risulterà estremamente originale e particolareggiato. Ogni progettista, infatti, non perse occasione per realizzare il suo ponte sull'Autostrada.

Alla fine, quest’opera straordinaria risulterà essere il prodotto delle tecniche e della creatività di tutti i migliori ingegneri italiani di quel tempo, che riuscirono, in ogni caso, a garantire un forte controllo sui tempi e sui fondi impiegati.
Francesco Aimone Jelmoni è per questo considerato come “l'uomo che ha accorciato l'Italia” progettando l'Autostrada del Sole.
Per il ruolo determinante in tale realizzazione gli venne assegnato, nel 1965, il premio internazionale delle comunicazioni "Cristoforo Colombo"; che, conferito per la prima volta a uno studioso italiano, costituiva una sorta di Nobel per i trasporti.
Jelmoni progettò e realizzò in seguito anche altri tratti autostradali, determinati da un'avanzata concezione tecnica.
Moltissime le opere da lui progettate, ma molte anche le iniziative sostenute senza esiti realizzativi, specie per idee di tracciato dove eccelleva per sensibilità progettuale e creatività.
Francesco Aimone Jelmoni morì a Milano il 24 luglio 1991.

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